Bollettino da Warwick / The Best Of

Un anno fa, esattamente un anno fa, il 16 marzo 2013, a quest’ora, ero appena tornata a Torino dopo sei mesi di Erasmus in Inghilterra, nella ridente regione delle West Midlands, all’università di Warwick. Un anno. Un dannatissimo anno è passato da allora. E ancora di più, se la matematica non è un’opinione, da quando sono partita, una mattina di fine settembre, uscendo da casa cacciando a stento indietro le lacrime, con il groppo in gola. Lacrime che, ovviamente, la notte tra il 15 e il 16 marzo non ho trattenuto, complice anche una festa di addio degna di un vero addio Erasmus. 

In quei sei mesi ho vissuto e respirato indipendenza, nuove amicizie, osservato un mondo nuovo ed estraneo con occhi ogni tanto curiosi, ogni tanto perplessi, ogni tanto sconvolti. E ho preso nota.

Qui, per voi, in esclusiva, per commemorare questa ricorrenza (mi piacciono tanto le ricorrenze), una selezione  dei migliori “Bollettini da Warwick”, i miei contatti con il mondo esterno e l’ispirazione per questo blog. Buona lettura!

 

25 settembre 2012

Sono arrivata! Sto bene! Ho attaccato il computer alla rete e mi sento una boss. Ora sono le 18:20 e dovrei già essere a cena. Il dormitorio sembra l’albergo di Shining e stanotte non mi stupirei di trovare le gemelle indemoniate in corridoio. Nella camera davanti alla mia c’è una turca che ha già decorato la camera mentre la mia è tristissima. Ora vado a darmi una sistemata perché ovviamente mi sono spuntati 15 brufoli. Ciao da Warwick

 

27 settembre 2012

Bollettino da Warwick.
Tutto sempre bene. La sedia della scrivania non ha le ruote e qui in camera c’è una moquette inquietante quindi l’ho appena ribaltata. Sono tornata da poco da una bella serata in campus in cui ho scoperto che tutti gli amici che mi sono fatta vivranno FUORI dal campus quindi li vedrò raramente, mentre qui nel mio block c’è un simpatico ragazzo di Singapore che, parlando in un inglese stentato, mi ha detto: “My name is Yaowezeghuyaterghu but you can call me Xeanhdytiromghuuergxechan”. Contaci. Ah, sono anche appena andata a far pipì con le infradito e le calze. In questo posto fa un freddo fottuto. Buonanotte da Warwick

 

28 settembre 2012

Bollettino da Warwick. (so che lo aspettate, amici miei)
Oggi:
1) ho scoperto come far arrivare il computer fino al letto ma stanotte nel sonno mi impiccherò con il cavo di rete
2) sono andata al supermercato con i miei amici per comprare della Vodka e ci siamo ritrovati in una cucina del campus con del simil-bacardi breezer perché non abbiamo letto la scritta che campeggiava sul davanti della bottiglia, e non contenti alla cassa abbiamo deriso gli inglesi per vendere l’alcool a 2.79 pounds
3) sono stata letteralmente trascinata dagli spagnoli in un’altra cucina del campus per un after-party da cui mi sono defilata senza farmi vedere perché apparentemente per loro andare a dormire alle due è come per noi… mangiare la pasta come contorno (mi vengono in mente questi orribili paragoni culinari perché sto mangiando cose che voi umani non potete neanche immaginare)
4) ho visto il sole per la prima e forse ultima volta
5) ho scoperto che ora su youtube mi appaiono solo pubblicità inglesi e sono gasata
That’s it for tonight. Ah, commentare le foto delle finlandesi con “Otta sei la più calda” non so quanto sia una buona idea.

 

29 settembre 2012

Bollettino da Warwick.
Ieri sono andata a fare la spesa per la prima volta. Dopo un buon 15 minuti di cammino finalmente giungo da Tesco con la mia amica Michela, prendo un carrello e via nelle immense corsie del più scrauso supermercato inglese. La cosa che ho capito è che bisogna stare attenti perché c’è sempre qualcosa marchiato Tesco che costa meno di una sterlina… Alla fine di tutto però erano rimaste soltanto le padelle più care (15 pounds, stiamo scherzando?!) così ho mollato al supermercato pollo e hamburger e pure le carote che non si devono cucinare per forza ma non avevo voglia di pelarle, e me ne sono tornata a casa con mozzarella, feta, insalata, pomodori, mele, kiwi, cif… Arrivata poi a casa, sono andata nella common kitchen e ho posato tutto nel frigo, con tanto di post-it con scritto “Ottavia’s”. Beh. Peccato che quello non fosse il frigo. Sti furboni di inglesi mi hanno messo in cucina un frigo e un freezer della stessa dimensione differenziati soltanto da un mini affare con segnata la temperatura in alto a destra, che io non ho visto perché troppo bassa. Così alle 8 stamattina sono andata a tirare fuori la roba dal freezer. Ora sono andata a controllare. L’acquetta della mozzarella di Tesco ha una consistenza a dir poco inquietante.
Oggi vado da Ikea. Non oso immaginare cosa mi succederà.

 

30 settembre 2012

Bollettino da Warwick.
Amici, se sono qui che vi scrivo, evidentemente sono sopravvissuta all’avventura da Ikea.
Prima di dirigermi verso la destinazione tuttavia ho pranzato davanti al pc con la mozzarella aliena e gli unici tre pomodori sopravvissuti al Disgelo. Che cuore.
Dopo un lunghissimo tragitto in pullman finalmente si giunge nella ridente Coventry, che come ben saprete nel 1940 è stata bombardata a stecca, e quindi gli edifici sono di quel bello stile dopoguerresco di cui non vi sto a descrivere la poeticità. Nel bel mezzo di Coventry campeggia il più grosso Ikea che i miei occhi abbiano mai visto. Nel dubbio prima di cominciare a comprare ingurgito un piatto di polpette svedesi e patatine, così sono sicura di essere carica per lo shopping…
Comprate un paio di cazzate ci dirigiamo verso il supermercato e tutti insieme compriamo il necessaire per una cena all together a Coventry dai nostri amici off-campus (cioè tutti gli amici). Ovviamente, tornando a casa a piedi per risparmiare sul biglietto del bus (che brutta vita), la Vodka sfonda il sacchetto e va a schiantarsi al suolo rompendosi in mille pezzi. Credo che qualcuno stia cercando di dirci qualcosa. E’ un po’ come “Final Destination”, ogni volta che la compriamo qualcosa va storto. Vodka Destination insomma. (in questo caso, il grigio pavimento di un sottopassaggio).
Beh, ora vado a dormire contenta, circondata da un disordine ai massimi storici. Ma se non altro ho il mio tappetino e le mie grucce e la mia padella che tengono alto il livello di raffinatezza.

 

8 ottobre 2012

Oggi volevo comprarmi dei leggings a fiori che però mi turbano per due motivi:
1) ce li ha pure quella zoccola maleducata della mia vicina di stanza inglese che quando passa nemmeno saluta. D’accordo, al mattino ho gli occhiali e un pigiama orrendo, magari non sono la prima cosa che vuole vedere, ma cazzo “Hi” è una sillaba sola.
2) ho paura di sembrare, a scelta, una tenda, una tovaglia, una copertina di quaderno delle elementari, o più semplicemente una che si è comprata dei leggings senza pensare che i fiorellini della fantasia una volta aderenti al suo culo potrebbero facilmente sembrare piante carnivore della dimensione di un baobab

 

11 ottobre 2012

-Ciao! Come ti chiami?
-Ciao, mi chiamo Ottavia, piacere!
-Come?
-Ottavia. *scandisco la parola come se parlassi a un sordo*
-Octavia? Come il mese? October?
-No, no. Ottavia come Ou-double T-ei-vi-ai-ei.
-Ah, cool! Ottavia! *L’inglese di turno pronuncia il mio nome come la vocina di Google translate*
-Sì, più o meno. Se ti sembra più facile puoi chiamarmi Otta!
-Ahahahah, come l’animale!!!
-Quale animale?!
-OTTER! (pronunciato effettivamente “otta”, significa otaria), hahahahaha! *l’inglese di turno si scassa due ore da solo mentre io lo guardo interdetta*
No, no, no e no. Non ci siamo. Se la gente comincia a chiamarmi Otaria pure da queste parti sto messa malissimo.

 

14 ottobre 2012

Caro amico cinese che condividi con me la cucina, spero che quei noodles con la soia che stai risucchiando emettendo versi da far accapponare la pelle ti rimangano tutti nel gozzo e che ti strozzi. Che schifo cazzo.

 

20 ottobre 2012

Bollettino da Warwick. Queste vengono al pub con tacchi vertiginosi e minigonne inguinali. Poi tu, italiana con le camper e i leggings, vai in bagno e scopri che pisciano con la porta aperta. #sentirsi un gradino sopra nonostante tutto

 

20 ottobre 2012

Ciliegina sulla torta da Warwick.
Torno a casa come tutte le sere, non vedo l’ora di infilarmi sotto il piumino perché fuori fa un freddo porco. Apro la porta d’ingresso, salgo un piano di scale e mi appresto a percorrere l’ormai famoso corridoio in stile Shining. La mia camera è l’ultima in fondo al corridoio. Alzo lo sguardo e vedo, laggiù, nei pressi della mia porta, la sagoma di un ragazzo. Mi avvicino guardinga. Appena riesco a mettere a fuoco, realizzo che è bagnato fradicio e letteralmente pieno di vomito. Tutti i pantaloni sporchi. Si tocca nelle tasche in cerca di qualcosa. Gli chiedo se va tutto bene, e lui mi risponde che teme di aver perso le chiavi. Ok gli dico, ma quello è lo stanzino delle pulizie, non penso tu possa entrarci, manco avessi le chiavi. Ah, mi fa lui, giusto, allora camera mia è questa qua. E si piazza davanti alla mia porta. No, guarda, qui ci vivo io. No, sono sicuro, mi fa, la mia stanza è l’ultima a destra. No, no. Questa è camera mia e tu hai bisogno di rinfrescarti le idee, vai con Dio. Thanks, mi dice, good night.
Good night STA MINCHIA, fresher* dei miei cojoni, ringrazia che non ti abbia vomitato addosso pure io quando ho sentito l’odore che emanavi e visto i pezzi della tua cena sui tuoi pantaloni.
*studente del primo anno, tipicamente inglese, che si ammazza d’alcool come se non ci fosse un domani

 

24 ottobre 2012

Un dolce risveglio da Warwick.
Ieri sera sono andata a dormire presto, stanca morta, ma felice, consapevole che il mercoledì la mia prima e unica lezione è all’1, e posso dormire quanto mi pare, rimandare la sveglia anche 10 volte, se voglio. Mentre mi crogiolo in questi pensieri durante la notte, sognando chissà cosa, vengo svegliata da un rumore assordante, una sirena. Cazzo. L’allarme anti incendio. Giuro che se è uno stronzo che ha bruciato i toast… No, no, Ottavia. E’ l’ESERCITAZIONE. Sono le 7 e 30 e questi luridi bastardi ti stanno facendo fare l’esercitazione.
Mi infilo i pantaloni della tuta e il cappotto, gli occhiali e il cappuccio (potete immaginare che bel fighino), chiudo la porta e via giù dalle scale, incontrando i responsabili di questa congiura vestiti coi giubbottini gialli quelli che tieni in macchina, trattenendomi dall’istinto di sfoderare il mio repertorio di insulti in lingua inglese. C’è chi sta messo peggio però, vedo gente scalza camminare sul viale di cemento bagnato. (Amori miei però scalzi, ecco, cioè, un minuto ci vuole a mettersi le scarpe).
Ma non è finita qui. Uno potrebbe pensare che ci siano già abbastanza elementi per definire questa mattina una merda, ma forse non si ricorda che io sono la prova più schiacciante che la legge di Murphy funziona. Torno davanti alla porta di camera mia, cerco le chiavi in tasca e…
Ce n’è solo metà. Metà chiave. L’altra minchia di metà si è persa durante l’esercitazione. Ma no, ecco qualcosa che sfavilla sulla moquette… Fanculo. Fan-culo.
Se la giornata è iniziata così non oso immaginare come potrà finire.

 

25 ottobre 2012

Essere testimone di un gruppetto di indiani che cucina pasta al pesto è come… È come… Essere testimone oculare di un omicidio e non poter fare niente per impedirlo

 

9 novembre 2012

Bollettino da Warwick.
Un tizio è appena entrato in camera mia. Immaginatevi. Io al computer sento la porta che si apre come nei peggiori film dell’orrore e vedo un tizio che avanza convinto verso di me, per poi esclamare “Oh god I’m soooo sorry!”, mentre io mi metto le mani in faccia e dico “You scared me to death!”. Lui, come se nulla fosse, se ne va. Per fortuna non mi stavo scaccolando. Non che lo faccia abitualmente, ma è per rendere l’idea.

 

21 novembre 2012

Non realizzi quanto ti manca il bagno di casa tua fino a quando, un martedì sera a mezzanotte e cinquantuno, guardando Inglorious Bastards, non ti scappa talmente tanto la pipì da dover alzarti dal letto dove stai vegetando da ore e percorrere lo stretto corridoio guardando fisso la moquette e ripetendo nella testa una preghiera a qualsivoglia divinità: fa’-che-non-mi-veda-nessuno-cazzo-ho-le-infradito-e-le-calze-ti-prego-non-farmi-incontrare-nessuno-giuro-mi-scappa-ci-metto-poco-fa’-che-non-mi-veda-nessuno

 

17 gennaio 2013

Bollettino da Warwick (quanto l’avete aspettato, eh?)
Tornare non è facile come sembra. Quando sono atterrata all’aeroporto di Caselle, il 12 dicembre, con il mio amico Totò, mi sono guardata in giro in cerca dei miei genitori, e ho intravisto uno degli amici del mio compagno di viaggio, ex erasmus a Warwick, che, interpretando il mio sguardo, mi ha detto: “Tranquilla, tra poco ci torni”. Ci aveva visto bene. Ero spaesata, chissà quante cose sarebbero state diverse. Molte effettivamente lo sono state…
Ecco, però ora sono di nuovo qui, nella mia cameretta che ora in quanto a decorazioni non ha nulla da invidiare a quella di nessuno. Poster, foto, copriletto coi fiorellini, il mio amico Tasso. Quando si è lontani da casa è di vitale importanza sapersi creare i propri angoli di vita, e questo buco in cui mi trovo… è il mio posto, ora.
Le lezioni sono ricominciate, ma durante le vacanze non ho fatto una ceppa. Ergo, quando per la prima volta vado al mio seminar di letteratura inglese si parla di un nuovo libro il cui protagonista si chiama Moses, e io penso che la gente stia parlando di Mosè della Bibbia. Quando realizzo che forse stavo male interpretando la situazione, mi chiudo in un silenzio autistico e mi limito ad annuire alle affermazioni non troppo brillanti dei miei compagni.
Anche le serate in discoteca non si sono fatte aspettare. Ieri sera per esempio sono andata a ballare e ho notato con piacere che le cose, qui nello UK, non cambiano mai. E’ salita in pullman una tizia, capello biondo platino, accompagnata dallo sbavatore di turno, e non vi sto a dire che outfit sfoggiava. Vestitino inguinale con gambe nude cellulitiche. Si vedevano anche le chiappe. Non scherzo. Sapete la parte finale della chiappa che poi diventa gamba? Sì, dove c’è la piega. Ecco, era proprio lì in bella vista per uno schifato pubblico di ragazzi Erasmus che poverini ancora non si capacitano di queste sozzerie. Poi, siamo finiti in questa discoteca… posto carino, niente da dire. Ma. C’è un ma. Puzzava. Di vomito. Ovunque. No, beh. Il bagno delle ragazze puzzava di merda. Cosa che posso anche capire perché a stare in coda, venti minuti al gelo svestite può ben essere causa di attacchi di sciolta per le nostre poco coperte ragazze inglesi. Ma poi perché tutto il club puzzava di vomito? Ma forse mi inganno, era RedBull. Bevanda che a mio parere puzza di vomito, quindi forse il mistero è svelato.
Oggi sono andata a fare la spesa con il trolley perché trasportare i sacchetti dal supermercato a casa è un’impresa che solo pochi eletti riescono a compiere senza slogarsi una spalla. Tornata a casa mi sono cucinata un fantastico piatto di polpette al sugo accompagnate da riso basmati… Manco a Masterchef. Carlo Cracco, vieni a Warwick!
Dopo questa pagina di vita quotidiana, direi che è giunta l’ora di mettermi sotto le coperte e riposare le mie stanche ossa. Sì, perché stanotte sono andata a dormire alle cinque e alle dieci la signora delle pulize ha pensato bene, con tutta la grazia che contraddistingue queste simpatiche donne delle West Midlands, di bussare alla porta della mia dirimpettaia e chiederle qualcosa a voce altissima, svegliando anche me, che dormivo della grossa… però per fortuna durante la notte i miei polmoni, nonostante il trattamento a cui li ho sottoposti ieri sera, erano ancora al loro posto. Mi calo una bustina di Oki e il mondo mi sorride. Here I am, Warwick!

 

27 gennaio 2013

Poi ci sono quelle domeniche mattine in cui ti svegli sullo sbocchevole andante e te ne vai in cucina a cercare di ingurgitare qualcosa per ricacciare indietro qualsiasi reflusso malefico E C’È UN CAZZO DI CINESE CHE FRIGGE ROBA NON MEGLIO IDENTIFICATA. Ora vomito

 

7 febbraio 2013

Cara mia professoressa di Letteratura Inglese che vieni dall’India. Io ti stimo. Hai messo i Sex Pistols e i Beatles e stai dando lezione a dei pischelli inglesi. Gliela fai vedere eh a questi amici della regina, eh? Sei una gaggia.
Però… PERCHÉ GLI INDIANI NON POSSONO PARLARE NORMALMENTE? ORA GLI PISCIATE IN TESTA AGLI INGLESI MA NON POTETE IMPARARE BENE L’ACCENTO E SMETTERLA DI PARLARE COME APU DEI SIMPSON? Sono a lezione da mezz’ora e le uniche parole che ho capito sono state quelle delle canzoni dei Sex Pistols e dei Beatles…

 

1 marzo 2013

Ok insomma, è quasi la fine dell’Erasmus, quindi spesso, durante la giornata, capita di pensare alle cose che ti mancheranno e alle cose che invece non vedi l’ora di rifare. La perla di saggezza del giorno è: non vedo l’ora di tornare a casa per potermi sedere su un cesso senza doverlo imbottire di carta igienica per paura di prendermi qualche strana malattia da qualche sconosciuto. Voglio solo sedermi su un gabinetto senza aver paura che qualche corpo estraneo possa attaccarmi. Per non parlare di quanti alberi in Amazzonia posso tornare finalmente a salvare.
Della serie: attenta che ti è caduta la corona
Stay tuned per prossimi episodi di: Gli Ultimi Bollettini da Warwick

 

3 marzo 2013

Che poi no, qui oltre Manica pare che nessuna ragazza abbia i capelli ricci. Se ti metti a cercare prodotti specifici per capelli ricci, quello che trovi invece sono shampi secchi (ma di millecinquecento tipi, che dico, farsi la doccia con uno shampo normale è out?), gel, lacche e extension secondo le migliori tradizioni Geordie-Shore-istiche. Ma io dico, ve lo ricordate o no che l’Inglese più figa della nostra generazione, quella cresciuta con tutti noi nei libri e nei cinema e che da brutto anatroccolo è diventata calda come il fuego (sì, lei, Hermione Granger/Emma Watson) c’aveva i capelli ricci?!? Non che io da brutto anatroccolo sia diventata calda come il fuego, ma insomma, non è che se vi piastrate i capelli siete più fighe.

 

16 marzo 2013

Forse per il signore di fianco a me sul pullman che mi sta conducendo alla fine dell’esperienza della vita il fatto che io abbia la musica nelle orecchie non è un segnale abbastanza chiaro del fatto che NON HO NESSUNA CAZZO DI VOGLIA DI PARLARE

 

 

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